Lo sfruttamento nel settore agroalimentare in Italia e Germania COSMO italiano 05.04.2024 17:11 Min. Verfügbar bis 05.04.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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Lo sfruttamento nel piatto: le ombre sulla filiera agroalimentare in Italia e Germania

Stand: 05.04.2024, 18:00 Uhr

a cura di Filippo Proietti, Giulio Galoppo e Tommaso Pedicini

Il Parlamento europeo ha di recente approvato una direttiva sulle filiere produttive. Come ci spiega Giulio Galoppo, i Paesi membri si impegnano a controllare il rispetto dei diritti umani e dell'ambiente in tutti i passaggi della catena produttiva, dentro e fuori l'Ue. Una normativa che vuole porre rimedio allo sfruttamento, ad esempio, nel settore agroalimentare. Tema su cui fa luce il documentario "Bittere Früchte – Ausbeutung in der Landwirtschaft", di Elke Sasse. Marco Omizzolo ci parla, invece, di caporalato nelle campagne italiane.

Paprika-Rabatt-Aktion im Supermarkt

Alla base dei prezzi, stracciati, di frutta e verdura nei nostri supermercati c'è spesso lo sfruttamento dei braccianti

La direttiva europea per le filiere produttive

La direttiva mira a garantire che le aziende europee rispettino i diritti umani e gli standard ambientali nelle diverse fasi delle catene di produzione e approvvigionamento, e che lo facciano anche i loro fornitori. La normativa obbliga le aziende a controllare le proprie filiere per verificare, appunto, eventuali violazioni dei diritti umani, oppure procedimenti dannosi per l'ambiente. In futuro, le aziende dovranno documentare in tutta Europa che i prodotti che importano da Paesi terzi non comportino lavoro minorile e rispettino i criteri di sostenibilità.

L'astensione della Germania

Gli Stati membri dell'Ue, il Parlamento europeo e la Commissione avevano già concordato la direttiva a dicembre, ma è stato necessario rivedere il disegno di legge a causa dell'astensione da parte della Germania, che non era d’accordo con quanto veniva stabilito. Inizialmente, la direttiva europea per le filiere produttive doveva essere applicata alle aziende con 500 o più dipendenti e un fatturato globale di oltre 150 milioni di euro all'anno. Il disegno di legge adottato ora prevede, invece, regole meno stringenti rispetto alla bozza originale. La nuova direttiva si applica, infatti, alle aziende con 1.000 o più dipendenti e la soglia di fatturato annuo è di 450 milioni di euro. Anche la possibilità di responsabilità civile è stata indebolita.

La Germania, anche dopo i cambiamenti apportati alla direttiva, è rimasta ferma sulle sue posizioni. Per l'adozione era necessaria una maggioranza di almeno 15 Stati membri con una quota di popolazione dell'UE pari ad almeno il 65%. Questa maggioranza qualificata è stata raggiunta. Anche senza la Germania.

La "Lieferkettengesetz" tedesca

Symbolbild Lieferkettengesetz

L'Ue ha di recente approvato una direttiva sul controllo delle filiere produttive

In Germania esiste già una direttiva per le filiere produttive, la cosiddetta "Lieferkettengesetz" che si applica alle aziende con più di 1.000 dipendenti. La direttiva europea prevede inoltre che le aziende possano essere ritenute responsabili ai sensi del diritto civile. Per esempio, le persone oggetto di violazioni dei diritti umani possono citare in giudizio le aziende per ottenere un risarcimento danni, in base al diritto dell'UE. Questa possibilità è stata finora, invece, esclusa dalla "Lieferkettengesetz" tedesca.

Il veto da parte della FDP

Il ministro federale delle Finanze, Christian Lindner, e il ministro federale della Giustizia, Marco Buschmann, entrambi liberali, hanno annunciato di non condividere l'esito delle consultazioni tra Commissione Ue, Parlamento e Stati membri. I liberali temono, infatti, che le aziende si ritirino dall'Europa per paura della burocrazia e dei rischi legali.

Altre reazioni negative

La Federazione delle industrie tedesche (BDI) e la Confederazione delle associazioni dei datori di lavoro tedeschi (BDA) sono contrarie alla direttiva europea. Secondo Dirk Jandura, presidente dell'Associazione tedesca del commercio estero (BGA), il risultato non è una vittoria dei diritti umani, ma una vittoria della burocrazia. Molti sostengono che monitorare le catene di fornitura globali e i partner commerciali diretti e indiretti sia un enorme onere per le aziende.

In particolare, c'è chi sostiene che l'agricoltura sarà particolarmente colpita dal fatto che la direttiva Ue sulla filiera produttiva classifica i settori agricolo, agroalimentare e alimentare come "settori ad alto rischio". Ciò significherebbe un aumento della pressione sulle filiere produttive, con tutte le conseguenze correlate, come la disponibilità di materie prime e l'aumento dei costi.

Reazioni positive

Reazioni positive alla nuova direttiva si sono avute da parte degli attivisti per i diritti umani e gli ambientalisti. Inoltre, un'alleanza di aziende europee, da Aldi e Ikea a Unilever e Hapag-Lloyd, ha accolto con entusiasmo la nuova legge. Le aziende tedesche, in particolare, proprio in virtù dell'esistenza di una direttiva tedesca per le filiere produttive, potrebbero trarre vantaggio dall'introduzione di quella europea, che crea regole standardizzate per tutti. Anche i politici dell'SPD e dei Verdi sono favorevoli alla direttiva. Il ministro federale del Lavoro, il socialdemocratico Hubertus Heil, sostiene che sia un bene per i diritti umani, ma anche per l'economia tedesca, poiché crea condizioni competitive eque per tutte le aziende in Europa.

Il documentario "Bittere Früchte- Ausbeutung in der Landwirtschaft"

Disponibile sulle mediateche di ARD, WDR e Arte, il documentario svela la complessità della filiera produttiva agroalimentare e lo sfruttamento su cui spesso si fonda. La documentazione è molto completa e mostra un viaggio che parte dai ghetti adiacenti ai campi dove vivono e lavorano gli schiavi salariati in Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, ma anche in Germania, fino ad arrivare ai lobbisti e ai parlamentari di Bruxelles, passando per gli scaffali dei maggiori supermercati tedeschi e francesi, dove i prodotti finiscono e vengono venduti a prezzi spesso ridicoli. A COSMO italiano, una delle autrici, Elke Sasse, spiega quali sono state le principali difficoltà per realizzare un documentario di questo tipo.

La voce all'esperto

Per Marco Omizzolo, sociologo dell'Eurispes e professore di Sociopolitologia delle migrazioni alla Sapienza di Roma, una normativa è fondamentale al fine di combattere lo sfruttamento disumano dei braccianti. Le norme vanno poi, però controllate, fatte rispettare e cioè, in un sistema globale come quello in cui viviamo, deve avvenire a livello europeo. Solo così si può cambiare un sistema basato su un mercato in cui a farla da padrone sono soprattutto le grandi multinazionali, poco interessate alle condizioni di lavoro dei braccianti